Quali sono i sei fattori che determinano lo sviluppo delle energie rinnovabili? A definire in maniera chiara e certa questi sei punti, è l’ultimo rapporto pubblicato dalla Global Commission on the Geopolitics of Energy Transformation e da IRENA (International Renewable Energy Agency), intitolato “A New World. The geopolitics of the energy transformation 2019”, riportato dal blog di Leo Marino Benedettini. In questo rapporto vengono presi in considerazione diversi fattori riferiti ai progressi in campo tecnologico e alla conseguente riduzione dei costi che sta facendo registrare una crescita delle energie rinnovabili che, ad oggi, costituiscono all’incirca un quinto della produzione mondiale di energia. Andiamo quindi a vedere quali sono questi sei fattori determinanti, secondo il rapporto. Innanzitutto vi è la già citata riduzione dei costi: questo punto viene analizzato tenendo presente il fatto che il costo medio dell’energia generata da fotovoltaico ed eolico ha fatto registrare un’inflessione rispettivamente del 73% e del 22%.
In tal senso, investire in tecnologie rinnovabili si presenta come un grande business per le aziende se, ad esempio, consideriamo che il costo delle batterie agli ioni di litio che vengono usate sui veicoli elettrici si è abbassato dell’80%. Altro fattore: i cambiamenti climatici e l’inquinamento. A seguito di una maggiore presa di coscienza circa gli effetti negativi e disastrosi dei combustibili fossili sull’ambiente, si è ravvisata la necessità di puntare sulla produzione di energie derivanti da fonti sostenibili, che possano contrastare l’inaccettabile condizione dell’aria delle città. Già 57 paesi in tutto il mondo hanno attuato piani di sviluppo per la decarbonizzazione, mentre altri 179 hanno aderito al raggiungimento di obiettivi a livello nazionale o statale. Un altro dei sei fattori che determinano lo sviluppo delle energie rinnovabili è legato alle innovazioni tecnologiche. Oggi si può contare su una tecnologia ad alta efficienza, in grado di realizzare ad esempio biocarburanti di nuovissima generazione, turbine eoliche più potenti, tecnologie digitali per lo stoccaggio dell’energia e la sua gestione efficiente. Altro fattore: un maggiore e più consapevole impegno da parte delle imprese. Questo grazie alla Conferenza sul clima che si è tenuta nel 2018 in Polonia, in cui si sono prese misure penalizzanti nei confronti delle fonti fossili. A seguito di ciò, moltissime imprese hanno iniziato a puntare al consumo di energie rinnovabili al 100%. Infine, ultimo fattore determinante per lo sviluppo delle rinnovabili è l’opinione pubblica. Si sta assistendo ad una crescente presa di coscienza da parte dei cittadini di tutto il mondo e ci si rivolge molto di più all’acquisto di beni e servizi più ‘green’.
Le istituzioni stanno cercando di educare ad una maggiore consapevolezza dell’utilizzo delle risorse e dei conseguenti consumi da parte dei cittadini che, in questa maniera, possono sentire di poter realmente fare la propria parte all’interno di un processo ormai non più rimandabile. L’Europa, ci ricorda Leo Marino Benedettini, è sempre più tenuta d’occhio per quanto riguarda il delicato processo di sostituzione dei fossili a favore dell’utilizzo di energie rinnovabili. Sotto quest’ottica, il nostro continente si sta comportando abbastanza bene, soprattutto nei settori dell’energia eolica e solare. Grazie all’utilizzo di queste due rinnovabili in special modo, a livello mondiale si è registrato nel 2019 un calo delle emissioni di CO2 pari al 2%. A rivelarlo è un rapporto da poco pubblicato dal think-tank sul clima Sandbag in collaborazione con Agora Energiewende, che si concentra per l’appunto sulla generazione globale di elettricità. Secondo tale rapporto, a ridursi drasticamente sono soprattutto le energie prodotte dalle centrali a carbone (riduzione del 3%), ma purtroppo la Cina, per quanto riguarda questo dato, mostra invece un incremento della dipendenza da questo tipo di energia. A mantenere un assetto positivo nel campo delle rinnovabili, ci pensano l’Europa e gli Stati Uniti, continenti nei quali dal 2007 si è registrato un drastico dimezzamento dell’utilizzo di centrali a carbone.
Un trend che sicuramente andrà crescendo sempre di più, come sostiene l’autore principale dello studio, Dave Jones. Secondo il ricercatore infatti, entro il 2024 il costo del carbone e quindi dei combustibili fossili è destinato a crescere enormemente, superando di gran lungo i costi delle energie rinnovabili. Ciò che occorre fare in modo celere quindi, è il processo di transizione elettrica, in modo tale da far collassare del tutto l’utilizzo del carbone entro il 2030. Ma poiché anche l’utilizzo del gas naturale significa dotarsi di una fonte di energia fossile (vi sarebbe semplicemente uno scambio da un combustibile fossile – il carbone – ad un altro – il gas -), l’unica soluzione e strada percorribile chiaramente è riferita al totale ed esclusivo utilizzo di energia eolica e solare. Le uniche fonti energetiche realmente ‘pulite’ al 100%. In tal senso, l’Europa rappresenta il primo continente ‘virtuoso’, proprio in virtù dei rapidi progressi che stanno attuando i paesi membri nel percorso di sostituzione del carbone con le energie rinnovabili. Un percorso virtuoso che tutto il mondo dovrebbe seguire per raggiungere, nei tempi concordati, gli obiettivi fissati a Parigi. In tal senso, la responsabilità dei governanti è grande ed importante: il pianeta ha realmente bisogno di una accelerazione in questo importante processo di rinnovamento energetico e, come indicano gli esperti, la risposta è racchiusa in due principali fonti naturali, il sole e il vento.